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Hanno già deciso tutto?

gio, 29 ott 2009

Comunicazione

L’ANAS e la regione hanno già deciso tutto.

La Romea Commerciale si farà e arriverà a Roncoduro. Esclusa ogni altra soluzione tecnica e di tracciato. Per ANAS questa è la soluzione meno impattante, ma per quanto riguarda il passaggio sul naviglio Brenta meglio il viadotto che il tunnel, con buona pace delle ville, del paesaggio e dell’ambiente.

La messa in sicurezza della 309 si riduce a qualche pista ciclabile e a qualche attraversamento pedonale in più. L’autostrada non risolve i problemi di sicurezza della Romea e porterà più traffico.
Invece di rimpallarsi il tracciato da una parte all’altra, i Sindaci abbiano il coraggio di schierarsi contro un’opera devastante e inutile.

ANAS e Regione hanno gettato finalmente la maschera: l’Autostrada si farà, arriverà a Roncoduro perché ritenuta la soluzione meno impattante , ma il passaggio sul Naviglio sarà per ANAS a raso e non in tunnel.

La messa in sicurezza della SS 309? Solo qualche pista ciclabile in più e attraversamenti pedonali a norma….niente rifacimento del manto stradale, niente piazzole di sosta e corsie di emergenza, niente eliminazione degli incroci a raso. Esclusa ogni altra soluzione tecnica e di tracciato.

A fronte dell’ennesimo incidente mortale in Romea, ieri pomeriggio a Cavarzere si è svolta la solita messa in scena, la presentazione della grande opera che dovrebbe risolvere tutti i problemi.

A dir poco una beffa visto che questo evento avviene a giochi fatti, cioè quando ormai i termini per presentare le osservazioni sono scaduti sia per i cittadini, comitati e associazioni, sia per gli enti locali. Dopo che soprattutto si è fatto di tutto per ostacolare la consultazione dei progetti da parte del pubblico ma anche da parte dei Comuni, visto che la documentazione loro consegnata era parziale e lacunosa.

Come se non bastasse, alla faccia del rispetto per i cittadini, l’assessore Chisso ha pensato bene di sottrarsi al confronto non appena hanno finito di parlare gli amministratori locali.

CAT ha pubblicamente denunciato tutto questo;

CAT ha per l’ennesima volta sottolineato come il progetto della nuova autostrada non è in alcun modo giustificabile rispetto agli attuali e futuri livelli di traffico (mediamente 20.000 veicoli/giorno meno che lungo la SR 11, dati Provincia Venezia 2008), e che continuare a sostenere questa grande opera significa impedire di spendere oggi pochi soldi per sistemare subito la statale 309, necessità ormai inderogabile.

L’autostrada è inutile e dannosa perché drenerà traffico dalla A-13 e dall’Adriatica portando in Riviera più camion, più inquinamento; consumerà almeno 331 ettari di suolo (86,7% terreni agricoli), impatterà su 11.000 ettari di Siti di Interesse Comunitario (SIC), 5.800 ettari di Zone di Protezione Speciale (ZPS) e 8.300 ettari di parchi regionali e zone di grande pregio naturalistico quali la laguna di Venezia, le valli di Comacchio e il Parco del Delta del Po; provocherà gravi dissesti idraulici.

Invece di rimpallarsi il tracciato da una parte all’altra, i Sindaci abbiano il coraggio di schierarsi contro un’opera devastante e inutile.

2 Opinioni su “Hanno già deciso tutto?”

  1. paolo scrive:

    Vorrei affidarvi una piccola riflessione sul nuovo “Programma delle infrastrutture strategiche” (secondo Atto aggiuntivo alla Intesa tra Governo e Regione del Veneto) all’interno del quale compare una marea di opere e infrastrutture (tra cui la Romea Commerciale) che non hanno alcun finanziamento pubblico diretto. Si tratta del miracolo di San Project Finacing, venerato da uno stuolo di ministri, presidenti e assessori.
    Peccato che il PF in realtà sia un parente stretto della finanza derivata, quella che ci ha portato alla crisi economica attuale. La finanza di progetto non possiede alcuna dote miracolosa, non genera alcuna moltiplicazione delle risorse. Anzi. Avviene che ciò che un tempo veniva finanziato facendo ricorso alla fiscalità generale (alle tasse), oggi viene anticipato dalle banche e domani sarà ripagato dagli utenti applicando un sovraprezzo comprendente remunerazione del capitale investito, interessi bancari, utili d’impresa, costi di intermediazione e quant’altro. In pratica è un sistema di indebitamento il cui costo differito è a carico di figli e nipoti. Un modo per finanziarizzare l’economia pubblica, dopo quella privata.
    Fin qui tutto bene. Una comunità politica è libera di scegliere sulla base della visione del mondo prevalente in quella fase storica. Gli Sati Uniti hanno vissuto sopra le proprie possibilità per molti anni e tutto sommato bene. Perché non potremmo farlo anche noi?
    Ciò che per onestà i fautori del PF dovrebbero dire sono le conseguenze che inevitabilmente comporta il contributo di fondi privati provenienti da banche e istituti finanziari, veicolati da società promotrici formate da imprese di costruzione che contano di rientrare nell’investimento tramite i proventi (tariffe, biglietti, pedaggi, ticket, bollette, ecc.) derivati dalla gestione (in concessione) delle opere e dei servizi pubblici: dalle strade agli ospedali, dai teatri ai parcheggi, dai cimiteri agli impianti sportivi, dagli acquedotti ai treni…
    A mio modo di vedere sono almeno due le distorsioni provocate dal ricorso generalizzato al project financing. La prima riguarda la determinazione delle priorità nella realizzazione delle opere che, di fatto, viene fissata sulla base della maggiore remunerazione finanziaria degli investimenti, non della effettiva utilità sociale. E’ evidente che l’investitore privato sceglierà di realizzare (e gestire) l’opera rivolta ad utenti/clienti più solvibili, che spesso non sono però i più bisognosi (come si è dimostrato dal caso della preferenza accordata da Trenitalia SpA ai treni ad alta velocità rispetto ai treni pendolari). La seconda riguarda la indiretta privatizzazione dei servizi che avviene attraverso la concessione della gestione delle infrastrutture e servizi indispensabili. Si viene così ad introdurre il principio aziendale della ricerca del massimo guadagno nella erogazione di servizi pubblici e di pubblica utilità, per di più svolti in situazione di “monopolio naturale”, cioè privi di alternative concorrenziali (come nel caso limite di un acquedotto), cioè senza sostanziali rischi per chi ottiene la gestione del servizio.
    Insomma il project financing altro non è che un sistema per far pagare agli utenti la remunerazione dell’investimento. Un’altra ruota di quell’ingranaggio che toglie ai redditi di lavoro e premia le rendite finanziarie.
    Cordiali saluti
    Paolo Cacciari

  2. giorgio scrive:

    serve sta autostrada

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