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E anche dalla Laguna spunta la cricca

mar, 3 ago 2010

Rassegna stampa

Dall’Espresso del 30 luglio 2010
di Gianfrancesco Turano

I costi saliti alle stelle.
I collaudi milionari del giro Balducci.
I dubbi della Corte dei Conti.
E ora sui lavori del Mose scatta anche un’inchiesta della Procura di Padova



Venezia è una città unica al mondo. Nulla di quanto accade in Laguna sarebbe possibile altrove. Undici miliardi di euro dello Stato vengono gestiti da esseri mitologici che sono in parte funzionari pubblici, in parte imprenditori privati, in parte controllori, in parte controllati. In piazza San Marco dovrebbero esserci il centauro o la chimera, non il leone. Quanto a destra e sinistra, sono buone a indicare la strada verso il bàccaro dietro l’angolo. La gondola è bipartisan. Se no c’è l’elicottero, come il 9 giugno, quando il governatore regionale di fresca nomina Luca Zaia ha guidato l’ennesima visita sui cantieri del Mose, il sistema di paratie mobili che dovrebbe proteggere la città dall’acqua alta. Lo schema si ripete dal 1987, quando i potenti erano Gianni De Michelis, Carlo Bernini e Franco Cremonese. Centinaia di invitati, effetti speciali e atmosfera da cinegiornale Luce. Segue rinfresco e ospitalità nei migliori alberghi del centro.
Proprio le fatture degli hotel sarebbero fra le scartoffie che la Guardia di Finanza sta controllando negli uffici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), concessionario unico delle opere di salvaguardia. Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno parlato di una semplice verifica fiscale che procede da oltre due mesi. In realtà, dall’inizio dell’anno è in corso un’indagine ‘very discreet’ della Procura di Padova su alcuni fatti e personaggi del Consorzio. L’inchiesta riguarda un giro di denaro che parte da San Marino e arriva fino in Europa dell’Est, per l’esattezza in Slovacchia, con imprese di costruzione locali che sarebbero la sponda di businessmen italiani.

Non è la prima volta che il Consorzio attira l’attenzione degli investigatori. Il Cvn è la sala comandi di un sistema che ha una sola legge. Non è la politica a dettare l’agenda degli appalti ma gli appalti a dettare l’agenda ai politici. ‘Mi ero occupato del Consorzio da magistrato’, dice il senatore Pd Felice Casson, ‘ma sono decenni che la questione si rinnova di continuo. Il Mose è garantito da ogni manovra economica. È una rendita a vita. Il caso del concessionario unico è ormai singolare in Europa. Si tratta di una realtà autonoma impermeabile al potere politico e ai controlli. Ed è del tutto indifferente chi stia al governo’.

Indifferente al governo centrale, s’intende, perché gli equilibri in sede locale contano parecchio. E qui c’è stata una rivoluzione. Dopo 15 anni di governo del forzista Giancarlo Galan (1995-2010) il neopresidente Zaia vuole rimettere in discussione tutto il sistema che aveva i suoi capisaldi in Enrico Marchi della Save (aeroporto di Tessera) e in Nicolò Ghedini, con il sostegno operativo di Piergiorgio Baita della Mantovani nel mondo delle imprese di costruzione e di Renato Chisso negli uffici dell’assessorato ai Trasporti. Zaia ha confermato Chisso assessore ma lo considera una quinta colonna di Galan e si mostra freddo sia con il neosindaco veneziano Giorgio Orsoni, sia con l’altro ex sindaco Pd Paolo Costa, che presiede l’Autorità portuale e che si intendeva bene con Galan. L’impressione è che Zaia si trovi in una fase di studio e fatichi a fare il salto di qualità dalla fiera del prosecco alle sottigliezze secolari della politica in Laguna dove già chi viene da Mestre è considerato un semibarbaro.

In più, c’è la mina vagante per eccellenza. Renato Brunetta, veneziano docg, vuole a tutti costi rientrare dalla porta del Canal Grande dopo essere stato buttato fuori dalla finestra con la sconfitta elettorale subita da Orsoni. A fine giugno, il ministro per la Pubblica amministrazione ha annunciato a Palazzo dei Dieci Savi, dove ha sede il Magistrato alle Acque, un nuovo testo della legge speciale su Venezia con tempi ristrettissimi, settembre. L’uscita di Brunetta ha trovato un sostenitore inatteso nello stesso Orsoni. ‘Brunetta è una risorsa’, ha detto il sindaco alla ‘Nuova Venezia’: ‘Abbiamo un’assoluta condivisione di intenti. La nuova legge non deve annacquare la specialità di Venezia ma esaltarla’.

Non se ne sentirebbe il bisogno. Venezia è già anche troppo speciale. Il modello è stato criticato duramente dalla Corte dei Conti. I giudici amministrativi hanno sparato a zero sul Consorzio in un provvedimento di 50 pagine che ha sottolineato come i soli costi del Mose siano schizzati dal 1,5 a quasi 4,7 miliardi di euro. Molto criticato anche il ricorso a collaudi e consulenze esterne affidati ‘con scarsa trasparenza e un rapporto sbilanciato a favore del concessionario’.

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