Il Sole 24 Ore – Orte-Mestre salvata dallo sblocca-Italia
«La notizia, che anche il vostro giornale ha riportato, che questo Perotti, che io non conosco, sarebbe affidatario della direzione lavori sulla Orte-Mestre non solo è sbagliata, è del tutto falsa. Non c’è nessuna direzione lavori affidata perché l’opera di fatto non esiste ancora, aspettiamo ancora la registrazione della delibera del Cipe e al momento non c’è neanche un progetto approvato. Inoltre si dovrà comunque fare una gara». Al telefono è Antonio Bargone, già sottosegretario ai Lavori pubblici con Antonio Di Pietro (e anche successivamente), inquisito ora dalla procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulle grandi opere in quanto presidente della società consortile “Ilia Or-Me”, promotore della autostrada Orte-Mestre. Secondo i giudici fiorentini, la società, che fa capo all’ex parlamentare Vito Bonsignore, avrebbe promesso a Ercole Incalza di affidare la direzione lavori a Stefano Perotti.
Bargone chiama per dire che l’opera non ha avuto né accelerazioni né trattamenti di favore dal governo. Il Sole 24 Ore considera non da oggi questa opera dal costo di 9,8 miliardi inutile e faraonica e in più occasioni lo ha scritto, criticando aspramente il governo e il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, per averla riproposta tra le priorità.
Soprattutto la scorsa estate in occasione dei lavori preparatori dello sblocca-Italia che avrebbe dovuto accelerare opere immediatamente cantierabili, la critica è ricomparsa in più articoli. Per esempio, il 27 agosto, in prima pagina, con il titolo «Numeri, numerini e numeri spaziali»: «Sulla stima reale di quanto valgano queste opere (dello sblocca-Italia, ndr) basta forse rimandare al lavoro puntuale, opera per opera, fatto dal Sole 24 Ore lo scorso 10 agosto e ricordare qualche opera multimiliardaria inserita a sproposito: l’autostrada Orte-Mestre, che pesa per 10 miliardi e vedrà forse con il decreto di fine mese aggirare il parere contrario della Corte dei conti alle defiscalizzazioni concesse dal Cipe per 1,9 miliardi, ma dovrà poi fare la gara per individuare il concessionario (oppure confermare il promotore), portare il progetto a livello definitivo, superare un lungo iter autorizzativo e trovare banche e finanziatori per fare in tempi rapidi un closing e poi avviare i lavori. Probabilità che l’opera parta nel giro di un anno o un anno e mezzo: zero».
Il decreto legge sblocca-Italia andrà però avanti e conterrà, all’articolo 2, la norma che aiuta la Orte-Mestre a superare l’impasse di quel momento, nonostante non fossero mancati anche pesanti attriti fra Lupi e Palazzo Chigi, tutt’altro che convinto della bontà dell’operazione.
L’articolo 2 del decreto sblocca-Italia consente, in sostanza, di applicare la defiscalizzazione anche a opere in Project financing realizzate per stralci. Una novità assoluta perché fino a quel momento la defiscalizzazione era stata prevista nelle linee-guida varate dal Cipe, ai tempi del governo Letta, solo per opere realizzate completamente. Giustamente: lo Stato concede una robusta agevolazione fiscale per la realizzazione di un’opera in concessione proposta da un privato e poi acconsente a realizzarla a pezzi? Un privato vanta (in quanto promotore) una sorta di diritto di prelazione su un’opera faraonica (e in quanto tale inutile e irrealistica) che vale circa 10 miliardi e gode di un periodo di concessione record di 49 anni, incassa un’agevolazione sulla proposta integrale e poi ne realizza solo un pezzetto?
L’articolo 2 dello sblocca-Italia in realtà consente gli stralci ma impone che alla fine l’opera sia realizzata per intero: serve comunque a superare le obiezioni con cui la Corte dei conti aveva rifiutato la registrazione della delibera Cipe del 18 novembre 2013. Con quell’atto il governo Letta aveva concesso alla Orte-Mestre (prima opera in assoluto a ricevere questo tipo di agevolazione) una defiscalizzazione da 1,87 miliardi per far quadrare i conti dell’opera. La Corte dei conti, però, aveva bloccato tutto, anche per un’altra ragione: lo sconto fiscale era applicabile – sempre secondo l’interpretazione data dalle linee guida del Cipe – soltanto a opere proposte successivamente al giugno 2013. E la proposta della Orte-Mestre, quella in base alla quale Bonsignore aveva acquisito il titolo di “promotore”, risaliva niente meno che al 2004.
Anche su questo secondo punto, quindi, interviene l’articolo 2 del decreto sblocca-Italia, che apre la strada all’approvazione di una seconda delibera Cipe per la Orte-Mestre, l’11 novembre 2014, firmata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e ora nuovamente all’esame della Corte dei conti. «Un anno e mezzo quasi per ritrovarsi ancora ad avere il via libera del Cipe: questa la chiamano accelerazione?», commenta Bargone.
Fatto sta che la norma dello Sblocca Italia consente la realizzazione dell’opera per stralci, come vuole fare il concedente ministero dei Lavori pubblici con la gara “fase 2”. E che senza quel decreto legge la defiscalizzazione non sarebbe stata mai applicabile a questa opera. Gli sconti fiscali, vale la pena di ricordarlo, sono fondamentali per garantire l’equilibrio economico-finanziario di un’opera che è finanziata da privati per l’intero costo di 9,8 miliardi (7,2 per lavori, il resto per oneri finanziari) ma potrà godere di un «finanziamento pubblico teorico» di 1,87 miliardi di euro, riconosciuto ai concessionari post-gara sotto forma di sconti fiscali Ires, Irap e Iva nell’arco dei primi 15 anni di gestione. Quello di 1,87 miliardi è un valore attualizzato mentre il totale nominale cumulato nel corso del tempo è di 9 miliardi di euro. Lo Stato rinuncia a 9 miliardi di possibili futuri incassi fiscali per realizzare l’opera senza dover stanziare subito il contributo da 1,87 miliardi. Per i sostenitori delle defiscalizzazioni si tratta di introiti fiscali che non ci sarebbero comunque mai stati senza la realizzazione dell’opera.
Giorgio Santilli
gio, 26 mar 2015
Rassegna stampa